Gennaio 2023, sei nel luogo in cui avevi immaginato di essere? Quanto assomigli alla persona che volevi diventare?

Di solito si pensa al futuro da qui in avanti.
Molti approcci di coaching, psicologia positiva e consulenza aiutano a definire gli obiettivi e i desideri per il futuro.

Quello che si fa meno è guardare indietro, la strada fatta. Rileggere i passi precedenti per capire quale direzione indicano.
Un punto è solo un punto, definisce uno stato, ma se collego due punti (il momento in cui immaginavo come sarei stata oggi e il momento attuale) allora ho una linea.
E una linea definisce una direzione.

Questa nella foto è una visione del futuro, un ‘mandala’ secondo l’approccio trasformazionale.
Il mio mandala.

L’ho fatto a novembre 2021 e definivo desideri e propositi per novembre 2024.

Ora sono a metà di quella strada e mi è venuto in mente di riguardarlo.

Rileggo cosa volevo nel mio futuro, ad esempio un lavoro che lasciasse un’impronta sociale forte, fatto in rete con persone interessanti, vive e desiderose di confrontarsi.

E mi colpisce fortissima la sensazione di essere nella direzione giusta.
Non arrivata, ben lungi e anzi… credo onestamente che non si arrivi mai.
Ma in direzione, nel mio flusso verso ciò che volevo per me, e che tuttora voglio.

Questa consapevolezza mi dà una grandissima sensazione di gioia e di senso.

Ho preso decisioni importanti in questo anno abbondante, anche faticose, dolorose.
Ne è valsa la pena. Ne vale la pena.

Me lo dice la me di 14 mesi fa mentre la me dei 2024 mi guarda dritto negli occhi e annuisce da lontano.

E tu, come immaginavi oggi?
Come sei?

Se vuoi leggere approfondimenti e conoscere esercizi per la tua crescita, vieni a trovarmi qui e su LinkedIn.
Il prossimo articolo sarà una condivisione di esercizi per regolare l’ansia… forniti da una ex ansiosa!

#futuro #obiettivi #bilancio #direzione #crescitapersonale#coaching

Quando parli di cose in cui credi il messaggio passerà sempre.

Ieri ho fatto il talk sul LATO UMANO DELL’INNOVAZIONE, ospite di ART-ER S. cons. p. a. nella bellissima sede del MUG.

Il microfono è saltato appena prima dell’inizio, il mio giraslide è morto mentre parlavo, mancavano solo le cavallette… eppure.
Eppure a fine incontro tante persone si sono avvicinate, dandomi riscontro sul talk ringraziando. Dicendo che è stato di ispirazione e utile.

Per me è un grandissimo regalo.
Vuol dire che ieri il mio pezzettino l’ho messo, il mio contributo per aiutare le persone a crescere l’ho dato.
È di questo che vivono le persone che fanno il mio mestiere, o almeno di questo vivo io. Della consapevolezza di star facendo la mia parte, per piccola che sia.

(Sì viviamo anche di cose più materiali, ma l’articolo sull’importanza di farsi pagare per i liberi professionisti lo lascio a un altro post).

Ieri è stata occasione anche per ascoltare le proposte che i dottorandi coinvolti nel progetto hanno fatto alle aziende coinvolte quest’anno, Aeroporto Marconi di Bologna,
Imola Informatica, Mark One e Theras Group.
Sono state molto interessanti, ho preso appunti sia sulle proposte che sui commenti dei referenti aziendali, che si sono prestati con apertura e coraggio a questa avventura.

È stato bello, grazie a chi mi ha invitata!

Ti interessa vedere lo speech? Ecco qui la registrazione, io arrivo a 1.12, ma ti invito ad ascoltare anche lle presentazioni precedenti e successive e la tavola rotonda.

Innoviamo e facciamo circolare le idee.

#talk #innovazione #digitalizzazione #persone #human #idee #networking

L’empatia nel metaverso. L’ultima proposta di Zuckerberg, descritta nel video, è uno smartworking super potenziato in cui le persone interagiscono attraverso avatar e in contesti del tutto digitali, quindi ovviamente personalizzabili.
Il sogno di lavorare da una spiaggia caraibica si fa realtà… virtuale.

Questa tecnologia di fatto prende ciò che esisteva sulla personalizzazione degli spazi virtuali, ad es. per le riunioni zoom ed i world café digitali, e lo fa diventare un’esperienza immersiva totale.
Di fatto riunisce tecnologie esistenti in un’unica esperienza.
Proprio ieri ho partecipato ad un incontro di Federmanager in cui venivano presentate case history interessanti sull’utilizzo della realtà aumentata anche nella formazione tecnica, così come già fanno le realtà più innovative in materia di competenze trasversali e manageriali.

Cosa c’è di diverso ora?
La componente più innovativa, e a mio avviso anche la più impattante per gli esseri umani, è l’immersione. Essere in ambienti artificiali circondati da persone artificiali.
Personalmente questa prospettiva mi dà un grande senso di libertà e al contempo accende in me domande, per prima cosa sulle relazioni.

Come potremo empatizzare con un avatar, che per quanto dettagliato e sofisticato sia difficilmente riprodurrá le microespressioni del viso, e sicuramente non la temperatura del corpo, i micro tic… come faremo ad empatizzare con un qualcosa che non prova emozioni?
Un avatar per me è un oggetto pieno di fascino, che rappresenta un essere umano. Ma è importante ricordare che non è, un essere umano.
Gli mancano due tre elementi chimici, e sarà curioso capire come far scattare la chimica con un ologramma.
Al di là delle provocazioni, credo che sia un tema da trattare urgentemente per chi vuole rendere le persone più efficaci e le relazioni più generative in un mondo digitale.

La mia proposta è: mettiamo da parte le diffidenze automatiche verso ciò che non conosciamo, e scopriamo come rendere possibile un mondo in cui i segnali deboli si creano e possono essere letti, e le relazioni si rinforzano passando per strade nuove.
Non sarà semplice, e credo che serviranno sempre, assolutamente, spazi e tempi in cui le persone siano fisicamente una vicina all’altra. Ma si può fare, e il nostro equilibrio dei tempi di vita e lavoro potrà beneficiarne enormemente.

Quindi, vale la pena buttarsi.
Che ne pensi, come ti fa sentire l’idea di un collega avatar di fianco a te? Scrivimi con le tue esperienze,
a presto,
Marcella

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