Le emozioni come i bitcoin: di moda e misteriose. Scopriamole!
04/12/2017 • By Marcella OffedduLe emozioni vanno di moda.
Tutti ne parlano, tutti si interrogano.
Come i bitcoin.
Allo stesso modo, essendo entità complesse e in parte ancora del tutto misteriose, è molto interessante vedere come ne parlano gli esperti e come ne parlano invece le riviste divulgative e i media in generale.
Un grande parallelismo tra questi due elementi così diversi è che in entrambi i casi
chi dice di averli compresi appieno è… chi non è esperto.
Un trader non direbbe mai che è perfettamente chiaro il funzionamento e il futuro andamento dei bitcoin.
Uno psicologo non direbbe mai che sappiamo esattamente cosa sia siano e cosa ci facciano fare le emozioni.
In compenso
le riviste negli ultimi mesi sono piene di speciali sulle emozioni
e di test per valutare cosa si prova e quanto si è capaci di “dominarle” (citazione inquietante). Si moltiplicano i manuali più o meno giocosi sulle emozioni in rapporto ai colloqui di selezione, alle relazioni di coppia, al successo personale.
Solo per citare i riferimenti più seri, nel mondo della divulgazione, e le uscite più recenti:
- in agosto di quest’anno è uscito un Focus Extra tutto sulle emozioni, a titolo: Le 6 emozioni che ci guidano
- in settembre Wired pubblica un articolo sulle nuove 27 emozioni umane fondamentali
- a fine novembre, pochi giorni fa, esce una nuova rivista, Mind, con un numero chiamato: alla scoperta delle emozioni. Ne avevamo parlato qui.
Un’escalation interessante, che si concentra spesso su cosa farsene delle emozioni.
Come usarle a proprio beneficio.
Da un lato, questo risponde secondo me alla meccanizzazione di tutti i processi umani, da quelli biologici a quelli psichici.
La biologia viene regolata con integratori e diete, la mente con allenamenti – test, settimane enigmistiche, giochi di logica… tutto pensato per allenare, oltre che per divertire.
Ciò che rimane scoperto è il connettore tra la biologia e la mente, cioè le emozioni.
Quindi non stupisce che si diffondano indicazioni su come controllarle, gestirle, dominarle – giusto per citare i termini più in voga.
L’elemento più nuovo e interessante, secondo me, è che a questo si aggiunge una curiosità rispetto a cosa siano, e quali siano, le emozioni…
per cui fioccano le classificazioni.
Sempre quest’anno è stato pubblicato un vero e proprio Atlante delle emozioni umane, che cerca, da una prospettiva etnografica, di raccogliere tutti nomi dati alle emozioni in culture completamente diverse.
Perchè ciò che non può essere nominato non esiste nel nostro mondo – come ci ricordano gli psicologi costruttivisti e diversi approcci di coaching fra cui il Wave coaching.
Allora avere a disposizione una tassonomia più completa… più nomi, per chiamare le emozioni, può aiutarci a provarle.
Sì, perchè se ho un nome per un oggetto, ho quell’oggetto presente nel mio mondo possibile. E se questo oggetto è un’emozione, ho la possibilità di associare a un insieme di sensazioni fisiche una emozione.
Se non ho nel mio dizionario una parola per definire quel senso di vuoto e debolezza, vaga tristezza, che si associa a un amico che è stato ospite e se ne va, allora farò fatica a riunire queste sensazioni in una unica emozione.
Se ho una parola, Awumbuk, sì. Provo la nostalgia dell’ospite.
Mi emoziona, appunto, intuire quanto
l’ampiezza del nostro linguaggio condiziona il nostro stesso sentire.
Bene che se ne parli allora!
Buone letture a tutti.