QI, QE e lavoro: How to be smarter with feelings
06/04/2019 • By Marcella OffedduNegli ultimi quarant’anni, il Quoziente Intellettivo degli esseri umani si è progressivamente abbassato.
Come ci mostrano le ricerche del Ragnar Frisch Centre for Economic Research Norvegese, e come riporta in chiave più divulgativa questo interessantissimo articolo di Focus, a parte dagli anni ’70 l’andamento dei risultati sul test del QI si è invertito. Fino a quel periodo, i punteggi del QI si erano progressivamente alzati
negli anni a livello globale. Viene chiamato Effetto Flynn, dal ricercatore che ha riconosciuto questo fenomeno per primo.
Qui la rappresentazione degli andamenti negli ultimi decenni: come vedi l’effetto Flynn ora si è del tutto invertito.
Stiamo diventando più stupidi?
Certamente abbiamo risultati più scarsi, e questo vale anche per la misurazione delle tre macrocompetenze che ci permettono di agire con consapevolezza come cittadini: l’indagine PIAAC dell’OCSE valuta sugli adulti le capacità di Literacy, di Numeracy e di Problem Solving.
E anche qui, i risultati potrebbero essere migliori, soprattutto per noi italiani.
In parallelo, da trentanni 6Seconds analizza l’andamento delle persone per quanto riguarda l’Intelligenza Emotiva.
La cattiva notizia è che stiamo diventando più deboli anche nel Quoziente Emotivo.
Non solo quindi nella capacità di pensiero logico, nell’attribuzione di cause/effetti, nel Problem solving… ma anche nella capacità di comprendere e gestire le emozioni che proviamo, e metterle al servizio della nostra vita anziché subirle (per usare le definizioni di 6Seconds e del modello che ne applica i principi rispetto alle performance, Wave).
In particolare, ci dice l’analisi dei dati, decade la nostra capacità di comprendere quali sono i nostri automatismi: come si collegano i nostri pensieri tipici, alle emozioni che proviamo, ai comportamenti che ci vengono automatici.
In questa situazione, in cui appariamo meno forti sia sul Quoziente Intellettivo che sul Quoziente Emotivo, tutte le ricerche più avanzate e le proiezioni rispetto all’immediato futuro ci dicono che avremo bisogno, molto presto, di avere alte competenze su questi fronti.
Il World Economic Forum ci dice che i mestieri che emergeranno nel 2022 (domani!!) saranno quelli legati all’analisi dei dati, alla gestione dell’Intelligenza Artificiale… saranno gli specialisti del digitale e dell’analisi dati, compresi i big data.
Professionalità che richiederanno enormi capacità di gestione cognitiva dei dati e di gestione delle emozioni.
In primis, l’ansia che ci può creare l’idea di lavorare fianco a fianco con un’intelligenza artificiale e con veri e propri robot, come già succede in molte aziende, anche italiane.
Cosa fare allora?
Per prima cosa, prestare attenzione ai programmi scolastici.
Integrarli sempre più con metodi per apprendere e per generare idee. Sviluppare le capacità di pensiero critico, analisi delle fonti, flessibilità cognitiva.
Inoltre, per quanto riguarda l’intelligenza emotiva… studiare, allenarsi, costruire lo spazio per migliorare le nostre competenze emotive, oltre a quelle tecniche!
Dai sistemi di mindfulness aziendale ai programmi per sviluppare competenze da coach (come il programma Wave), allo yoga… il mio invito è: trova il tuo modo per diventare un supereroe dell’Intelligenza emotiva
e diventare – citando i colleghi di 6Seconds – smarter with feelings.
Buon lavoro, e buonissimo divertimento!
Marcella